mercoledì 30 novembre 2011

"Febbre" di Sarah Kane

Un monologo tratto da “Febbre” di Sarah Kane. Un estratto che ben si astrae dalla trama complessiva dell’opera il cui finale rivela ben poco di vitale. 

Mi piace la sua assenza di punteggiatura, quasi a voler far perdere il respiro dietro un rincorrersi di voglie, sospiri e sussurri. Buona lettura!


"A: E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili

Cosa ho imparato dalla vita

Tempo fa scrivevo su un forum in una discussione dal titolo "Cosa hai imparato dalla vita". Ero poco più che un ragazzo nel pieno dell'età adolescenziale con tutti i suoi sogni e le sue speranze, e quel bagaglio così piccolo di esperienze di vita vissuta. 
Rileggendo quel post mi sono meravigliato per quanto in quelle parole mi ci ritrovo ancora così fortemente. Oggi avrei riscritto di sicuro quelle stesse parole, forse con un uso più consapevole, ma cariche di quello stesso significato con cui scivolarono veloci sullo schermo.


"Ciò che ho imparato dalla vita è che non bisogna soffermarsi alle apparenze. Bisogna seguire le sensazioni, lasciarsi trasportare dalle emozioni e soffermarsi ad assaporarle, prolungare quei pochi

L'amore vince su tutto


…"Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e senza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante"…

(Dante Aligheri, Inferno, canto V, vv. 124-138)

Felice Giani (S.Sebastiano Curone, 1758 - Roma, 1823): Paolo Malatesta e Francesca da Polenta sorpresi da Gianciotto Malatesta
 
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